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Carcere, l'arte entra a Regina Coeli

"Un semplice dipinto può essere un'espressione di libertà, di evasione, di emozione, di sogno". Il progetto "outside/inside/out - Arte a Regina Coeli" è stato questo per i detenuti della casa circondariale di via della Lungara, a Roma, "un insieme di momenti bellissimi che non si possono dimenticare".

Tre artiste, fotografe e video-maker di cultura, stile, linguaggio e formazione differenti hanno realizzato, insieme con loro, interventi artistici permanenti sulle pareti del carcere, per portare un po' di vita esterna all'interno della struttura e far uscire fuori i desideri e l'immaginazione dei detenuti. Dalla street art di Pax Paloscia, che ha riprodotto le grandi icone del cinema, della musica e della letteratura, alla pittura espressiva di Laura Federici, che ha mescolato la rappresentazione degli alberi del vicino Orto botanico ai ricordi dei detenuti, al collage materico e multi-visuale di Camelia Mirescu, che ha raccolto, in due opere, i grandi affreschi dell'arte cinquecentesca. Un modo per "mantenere il filo di contatto con il mondo esterno, che è diverso in tutto perché ha altre misure, altre distanze, altri colori: cose che qui dentro si dimenticano", ha detto Giampiero, uno dei detenuti di Regina Coeli.

"Io ho raffigurato due figure femminili e in quei tratti mi sono molto identificato, - ha raccontato Valerio - addirittura c'è stato un momento in cui ho pensato di essermi smaterializzato: vedevo queste figure e mi sembrava che fossero vere". Le tre artiste hanno realizzato anche il video "Muri socchiusi", visibile fino al 26 marzo al museo Macro, all'interno della XV edizione del Festival della Fotografia, insieme ad altre opere del progetto. L'iniziativa, ideata dai Volontari Regina Coeli e curata da Claudio Crescentini, è partita a marzo 2016 e ha visto la collaborazione dell'assessorato alla Cultura di Roma Capitale, della sovrintendenza capitolina, del Macro e della direzione della casa circondariale. "Abbiamo cercato di dare a queste persone un'evasione almeno ideale - hanno detto le artiste - per nutrire e alimentare la speranza di un reinserimento della società".