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Dal carcere a Rigopiano: nei boschi per riaprire i sentieri devastati

Detenuti al lavoro, dal carcere di Pescara ai boschi di Rigopiano, nel parco del Gran Sasso, per riaprire i sentieri danneggiati dal maltempo, sistemare le staccionate e ricucire le ferite del terremoto. A cinque mesi dalla tragedia, quando una valanga spazzò via un hotel di lusso provocando la morte di 39 persone, si riparte da un progetto solidale per poter riaprire uno dei sentieri più importanti del parco del Gran Sasso e dei monti della Laga. Un progetto frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto dal ministero della Giustizia, il provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise e l’Ente parco e Comune.

Questa mattina otto detenuti hanno lasciato il penitenziario su un pulmino diretti al comune di Farindola e fino al 30 luglio, cinque giorni alla settimana, raggiungeranno la località montana con l'impegno di occuparsi del recupero delle risorse naturalistiche, sotto la direzione degli esperti,  per riaprire sentieri, rimettere a posto staccionate, preparare il parco all'arrivo, al ritorno dei turisti, perché gli abitanti della zona possano godere di nuovo dei boschi. E nei progetti, nei loro compiti c'è anche quello dei riaprire la strada per Rigopiano dopo le valanghe mortali di gennaio.

Uno scambio, un gesto di soldiarietà reciproco, tanto che se i detenuti lavoreranno per il bene del parco e delle popolazioni colpite dal terremoto, come già accaduto per Amatrice,  l'associazione locale degli alpini si occuperà del loro pranzo.

"È una seconda opportunità per tutti: per Farindola, per i suoi sentieri, per i detenuti, addirittura per il legno che sarà rigenerato e utilizzato per le staccionate. Questa iniziativa può essere un esempio di collaborazione istituzionale replicabile soprattutto nel settore della giustizia

riparativa: un settore che fa fatica a decollare proprio perché realizzare progetti di questo tipo vuol dire mettere in gioco più istituzioni e più interessi", dice il sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia, Federica Chiavaroli.